…in Sardegna

Fare speleologia in una terra con un ricco patrimonio carsico come la Sardegna, in grotte, cunicoli o semplici anfratti è divertimento, ricerca, avventura e misurarsi con se stessi. Le emozioni sono senz’altro forti: paure, fascino della scoperta, pensiero di mettere i piedi dove nessuno è mai arrivato. Prima cercare un rapporto di armonia con l’ambiente, poi preoccuparsi di procedere senza far rumore, in modo lieve, senza lasciare nota del proprio passaggio. In lontananza il rumore dell’acqua rompe il silenzio, il respiro si affanna e il cuore palpita proseguendo verso il buio assoluto dove solo la pila sul casco ci mostra la via. Non si capisce dove ci si trova, il rumore dell’acqua con la sua impetuosità crea l’atmosfera. Addentrarsi in grotte completamente inesplorate ci fa capire come la natura sia imprevedibile e che sotto i nostri piedi c’è un mondo misterioso tutto da scoprire. Paradisi come le coste del Golfo di Orosei, con altissimi faraglioni a picco sul mare e calette nascoste dove esplorare la famosa grotta del Bue Marino; come il Supramonte, con le sue secolari foreste dove abbondano le cavità ipogee; come le montagne dell’Iglesiente, ricche di miniere, luogo sacro legato alla vita di centinaia e centinaia di minatori dove storie distanti un secolo si incontrano. Davanti a questi luoghi naturali, dove la purezza dell’ambiente è incredibile, ci si sente piccoli. Sono necessari tanti sacrifici per vincere le sfide e superare i traguardi con la passione per il silenzio dell’affascinante mondo sotterraneo, accompagnati dalla percezione che tanti luoghi sono stati scoperti ma che ne esistano altrettanti ancora da esplorare.