Davanti a te la parete ripida di tonalità grigio chiaro, con vari appigli sui quali aggrapparsi e con un’imponenza tale da far rimbalzare il cuore violentemente. Prendi il primo grosso respiro e ti dai uno slancio verso l’alto. La roccia sulla quale ti poggi può cedere, il muscolo nel quale confidi può indebolirsi ma una corda ti tiene legato ed evita la caduta nel vuoto. Pian piano la vetta si avvicina col carico sulle spalle dell’enorme fatica sopportata. Giunto in cima, il tempo si ferma, e il cuore palpita dinnanzi ad un orizzonte che sembra non aver fine. Lassù l’amore sconsiderato per la natura, attraversata per giungere all’alta sommità, incontra il vento che con la sua violenza sposta le imbragature e mette a repentaglio l’equilibrio con difficoltà raggiunto; ora è possibile toccare, raggiunta la pace dei sensi, la bandiera dei quattro mori apposta lì tempo prima da coraggiosi compagni. Lo sventolare di quelle figure, ti accompagna nel seguire con occhi commossi tutto ciò che credevi di poter scorgere solo da un satellite: dalle contigue montagne che si dirigono verso il mare cristallino alle lontane spiagge dorate di impressionante bellezza. Invaso da mille sensazioni, non ti accorgi che oltre la stanchezza, a farti compagnia c’è la secolare costruzione: il nuraghe. Dall’alto, come un gabbiano nel cielo, sorveglia il mondo sottostante, come un anziano nonno che veglia sulla propria famiglia, e ti fa sentire protetto. In totale libertà, mentre respiri, una leggera brezza ti accarezza ed il sole ti scalda il viso con i suoi raggi. Ora che sei giunto in tale paradiso, vorresti non dover tornare indietro, ma il sole cala, lasciando spazio alle impazienti stelle… allora, fai un ultimo grande respiro e riparti, lasciandoti indietro un paradiso con la consapevolezza che in Sardegna nuove sfide ti attendono e che domani potrai scalare nuove vette per raggiungerne tante altre.
Fonte: Sardegna DigitalLibrary