Il Martello della Accabadora tra gli oleastri millenari

LURAS. L’accabadora, conosciuta fuori dall’isola grazie al racconto di Michela Murgia, non è affatto un’invenzione letteraria. Nei piccoli centri dell’entroterra hanno vissuto realmente donne incaricate di porre fine alle sofferenze dell’agonizzante sul letto di morte. Il museo di Luras, non a caso, conserva una testimonianza storica molto importante: il famoso martello che nel passato, secondo un’antica tradizione, veniva usato da “sas accabadoras”: si tratta di un ramo di olivastro lungo 40 centimetri e largo 20, dotato di un manico nodoso e ricurvo verso l’interno.

Il museo è situato sulla via principale del paese in una tipica abitazione dell’alta Gallura. Si tratta di un edificio articolato sui tre piani, accuratamente ricostruiti nel rispetto degli ambienti tipici della cultura locale tra la fine del Seicento e la prima metà del Novecento. Vi trovano sistemazione oltre 4mila reperti, tutti provenienti da quel mondo nascosto e semisconosciuto delle antiche tradizioni: c’è spazio per gli strumenti legati alla viticoltura, all’agricoltura e alla pastorizia. Non mancano ovviamente i locali dedicati alla lavorazione del sughero, vero esempio di sviluppo in questo angolo di Sardegna. Tra le varie attività del museo c’è il laboratorio didattico dei “giogus antigus” nel quale i visitatori vengono coinvolti in maniera attiva nello svolgimento dei giochi e nella realizzazione dei giocattoli grazie anche a un esperto artigiano insegna a costruire in modo semplice e interattivo i giocattoli, spiegando le tecniche ed i segreti per la realizzazione di quelli più complessi e approfondendo il ruolo che questi oggetti ricoprivano nella vita quotidiana.

Tratto da: La Nuova Sardegna, Sardegna Blogosfere

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