Le statistiche sulla presenza dei visitatori nei musei della Sardegna nel 2010 si sono tinte di rosso. Quasi tutte le strutture hanno registrato un poco piacevole segno meno. Per fortuna, c’è stata qualche eccezione che non segue questo trend negativo. È il caso del museo etnografico Galluras di Luras. A dir la verità, anche il 2009 fece segnare un buon incremento rispetto all’anno precedente. Ma il 2010, anno di pubblicazione del romanzo di Michela Murgia Accabadora, ha fatto di meglio: più 18,20 per cento di presenze. «E’ stato un anno ottimo – ha commentato Pier Giacomo Pala, proprietario e direttore del museo – abbiamo registrato un incremento di oltre seicento visitatori rispetto al 2009». Hanno varcato la soglia del museo diretto da Pier Giacomo Pala ben 4.631 visitatori, contro i 3.503 del 2009, cioè 635 in più. Una media di 386 visitatori mensili. I picchi si sono registrati nei mesi di maggio (oltre 971 visitatori), settembre (718) e agosto (quasi 600). Seguono i mesi di giugno e luglio. Nel periodo estivo la media è stata di una ventina di accessi al giorno, con il picco massimo di 83 (la vigilia di ferragosto). «Arrivano in gruppo – spiega Pala – ma moltissimi anche individualmente». Il 63 per cento sono italiani, ma un buon 37 arriva dall’estero. I più numerosi sono i francesi, seguiti dai tedeschi, inglesi, svizzeri e americani. Nel registro delle firme si leggono nomi provenienti da tre continenti e 24 paesi del mondo: Europa (Spagna, Grecia, Svezia, Polonia, Romania, Slovenia, Russia, Belgio, Olanda, Malta, Norvegia, Biellorussia e Danimarca), Asia (Filippine e Corea del Sud), Americhe (Canada, Argentina, Guatemala e Brasile). Tra gli italiani, invece, il 47 per cento è rappresentato dai sardi e il 53 per cento arriva dal resto della penisola. I più numerosi sono i lombardi (10 per cento), i piemontesi (8), i toscani (6) e i laziali (5). Il museo attira sempre di più. Saranno gli ambienti ricostruiti come una volta. I 5mila reperti originali che vi sono esposti, l’aria di passato che si respira e, soprattutto, il martello della femina agabbadòra, la donna che, nell’antica tradizione sarda, praticava l’eutanasia.
Fonte: www.edicola.unionesarda.it