E’ quasi l’alba quando ci si accinge a lasciare il porto; si deve cercare di prendere più pesci possibili per la cena a terra della sera. C’è un silenzio assordante; intorno solo il rumore del rollio della barca e il fischio del mulinello che indica la cattura. Saraghi, qualche pagello, sarrani e donzelle: ”niente male!”. Direzione porto, con l’acquolina in bocca ricordando i sapori di quelle zuppe che le mamme sarde preparavano con il pesce appena pescato e con la speranza di riuscire a imitarle. Con grembiulino e coltello inizia l’opera: per antipasto un insalata di polpi, pescati ad Alghero, accompagnati da patate e sedano; come primo, un ottimo spaghetto con vongole e bottarga di Cabras; poi come secondo, saraghi e i pagelli appena pescati alla griglia e la speciale zuppa. Suona il campanello, gli ospiti impazienti sono arrivati. Dopo i saluti e i baci, una bottiglia di “Don Domè” apre le danze; gli antipasti sono già a tavola e mentre gli altri si accingono a gustarli, si prepara il primo con una nevicata di bottarga. Non è la mano del cuoco ma la freschezza e la genuinità di ciò che la terra dona, a dare una qualità superlativa alle pietanze che ogni giorno arricchiscono le tavole dei Sardi. Dal giardino, il profumo avverte che i pesci sono pronti; dopo averli poggiati su un letto di sughero, menta e rosmarino, la tavola li accoglie impaziente. Hanno ancora il sapore del mare e, accompagnati da un Vermentino, offrono al palato un’esaltante sensazione. L’atmosfera è magica, la luce della luna si riflette sul mare, l’aria che da lì giunge, rinfresca le menti inebriate dalla bontà dei cibi gustati, ed è così arrivato il momento della bevanda proibita: il fil’e ferru. Goccia dopo goccia, una sensazione di appagamento pervade l’animo, si chiudono gli occhi e si rinizia il viaggio sensoriale del gusto alla scoperta di nuovi prodotti mai provati.
Dal mare…
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