In “Vino Veritas”

Si dice: “in vino veritas”. In una bottiglia di vino c’è la verità, c’è la storia di una terra e della sua gente. Gente dal carattere forte i sardi, proprio come i vini e i liquori che producono; dal cannonau alla malvasia, dal vermentino alla vernaccia, dal mirto al fil’e ferru, ogni sorso è un emozione che si lega a ricordi di eventi passati, di persone conosciute o più semplicemente di attimi piacevoli. Lungo le strade di ogni paesino grandi cene, musica e degustazioni, tante ore di divertimento, di sorrisi e di tutto ciò di cui il buon vino è portatore: amicizia e convivialità. Da cantina in cantina, l’emozione del legame che si costruisce davanti a un calice, un legame fatto di sensazioni da condividere che non si può descrivere a parole. Stringendo tra le mani un bicchiere di cannonau si rimane estasiati dai profumi e dagli aromi e ci si ritrova catapultati all’improvviso lassù tra i vigneti del Gennargentu. Ogni sorso è una coccola per il cuore destinata ad allietare l’esistenza. Evolve, muta il suo profumo e il suo sapore nel tempo, il cannonau è vita, lasciate che sia “Lui” a parlarvi di sé. Lasciatevi catturare dai suoi profumi tra l’entusiasmo degli sguardi che si rincorrono felici e brindate alla Sardegna. Osservare il colore e l’aspetto di un buon vermentino nel calice al tramonto e poi sorseggiarlo gustando il suo sapore estasiante è un esperienza piacevole di ascolto dei sensi che gratifica l’anima. Dopo cena si vivono piccoli momenti di intensa felicità quando le gocce di fil’e ferru scendono in gola; lasciano una sensazione di calore, un brivido lungo la schiena. Un altro sorso osservando il loro lento ricadere sul fondo del bicchiere, fino all’ultima, ora la sensazione è di estrema leggerezza. Se si parla di mirto chiunque sorride e ricorda la Sardegna. Le mamme di una volta lo usavano per curare il mal di gola, oggi è una bandiera dell’Isola nel mondo. L’effetto gelato è un sollievo nelle calde giornate estive, in spiaggia o al bar con amici in sua compagnia è sempre festa.

Dal mare…

E’ quasi l’alba quando ci si accinge a lasciare il porto; si deve cercare di prendere più pesci possibili per la cena a terra della sera. C’è un silenzio assordante; intorno solo il rumore del rollio della barca e il fischio del mulinello che indica la cattura. Saraghi, qualche pagello, sarrani e donzelle: ”niente male!”. Direzione porto, con l’acquolina in bocca ricordando i sapori di quelle zuppe che le mamme sarde preparavano con il pesce appena pescato e con la speranza di riuscire a imitarle. Con grembiulino e coltello inizia l’opera: per antipasto un insalata di polpi, pescati ad Alghero, accompagnati da patate e sedano; come primo, un ottimo spaghetto con vongole e bottarga di Cabras; poi come secondo, saraghi e i pagelli appena pescati alla griglia e la speciale zuppa. Suona il campanello, gli ospiti impazienti sono arrivati. Dopo i saluti e i baci, una bottiglia di “Don Domè” apre le danze; gli antipasti sono già a tavola e mentre gli altri si accingono a gustarli, si prepara il primo con una nevicata di bottarga. Non è la mano del cuoco ma la freschezza e la genuinità di ciò che la terra dona, a dare una qualità superlativa alle pietanze che ogni giorno arricchiscono le tavole dei Sardi. Dal giardino, il profumo avverte che i pesci sono pronti; dopo averli poggiati su un letto di sughero, menta e rosmarino, la tavola li accoglie impaziente. Hanno ancora il sapore del mare e, accompagnati da un Vermentino, offrono al palato un’esaltante sensazione. L’atmosfera è magica, la luce della luna si riflette sul mare, l’aria che da lì giunge, rinfresca le menti inebriate dalla bontà dei cibi gustati, ed è così arrivato il momento della bevanda proibita: il fil’e ferru. Goccia dopo goccia, una sensazione di appagamento pervade l’animo, si chiudono gli occhi e si rinizia il viaggio sensoriale del gusto alla scoperta di nuovi prodotti mai provati.