Fu una sera di settembre, quando insieme a Zio Mario e due amici ci preparammo a partire per una battuta di pesca. Con tutti i rituali che chi va per mare si porta dietro, mollammo gli ormeggi e via verso il sole, l’avventura ebbe inizio. Il mare è bellissimo e mentre si naviga un gruppo di delfini viene a giocare sulle onde create dalla scia, anche i gabbiani ci seguono, è come se fossi diventato protagonista di un sogno. Ad un tratto Zio Mario rallenta, guarda l’allineamento sulla costa e dice: “siamo arrivati! Ajo, butta le totanare in acqua”. Ci spiega che dobbiamo catturare prima l’esca viva e poi saremo pronti per la vera battaglia. Un semplice movimento quello da fare, tirando su e giù il braccio, far oscillare sul fondo l’artificiale per attirare l’attenzione del calamaro che, poco furbo, si avvicina incuriosito; ci gira intorno ma alla fine riesco a prenderlo, metro dopo metro sento il suo peso sulla lenza, un brivido mi attraversa la schiena, spero di non perderlo, è vicino. “Bravo!”, mi dice Zio Mario, lui che con la sua esperienza ne aveva già catturato sei, “bel calamaro, ora buttalo nella vasca e rilancia la lenza in acqua”. Dopo circa un’oretta, la vasca era piena di calamari e noi, fieri per il risultato, torniamo in porto per riposare un po’. Il giorno è arrivato, sulla barca bagnata dall’umidità della notte, ci accingiamo a preparare le canne. Mi sento carico, sono sicuro che catturerò un gran pesce. Direzione Sud-Ovest verso Mal di Ventre, la mattina il mare è calmissimo, lungo l’orizzonte si confonde con il cielo, sembrano una cosa sola. Mentre navigo cerco di farmi avvolgere da tutta questa pace e serenità che solo il mare con la sua immensa grandezza è capace di regalare. Arriviamo nella zona di pesca, lenze in acqua, c’è silenzio assoluto e solo il rumore del motore al minimo, Zio Mario concentratissimo scruta ogni particolare e si accorge che nei dintorni c’è qualcosa di grosso. Vediamo i tonni saltare fuori dall’acqua nella zona delle nostre esche, “ci sono!!”. I terminali delle canne ballano e all’improvviso il mulinello comincia a gridare. “Ha abboccato!”, la canna si piega quasi fino a spezzarsi, la afferro e, mentre vedo la pinna che tenta la fuga, inizia la battaglia. La tiro verso di me e avvolgo, una, due, dieci volte, ma alla fine il tonno è ancora lì e, forte e combattivo, si spinge verso il fondo. Nell’arduo scontro, continuo ad avvolgere, sembra che non arrivi mai, ma eccolo lì, 10 metri dalla poppa, come un vero guerriero che non molla mai, mentre si dimena lo tiro su a bordo, alla fine ho vinto io. Stremato ma felice abbraccio Zio Mario e lo ringrazio per la splendida emozione che mi ha regalato. Dopo la battaglia inizia la festa, rientrati in porto troviamo gli amici del pontile ad aspettarci con un fiasco di vino e la griglia già rovente. Un’atmosfera magica di convivialità e amicizia: i racconti di pescate conditi dal dialetto, un trancio di tonno, un buon bicchiere di vino e infine un brindisi alla Sardegna, terra capace di regalare emozioni forti da portare sempre nel cuore.
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…in Sardegna
Un’esperienza rara! Vivere il mare con lo spirito di chi lo vive da sempre. E’ il pescatore l’unico depositario di un antico mestiere che racchiude tradizioni e cultura. Trasformarsi in pescatori provetti, tra sorpresa e divertimento, per provare l’emozione di salpare una rete o un palamito, per godere del fascino del mare di notte, dei chiarori di luna e dei fantastici colori del mare quando il sole spunta dall’acqua. Si viene catapultati in un’atmosfera magica e irripetibile, accarezzati dalla dolce brezza marina per vivere ritmi ed emozioni d’altri tempi. Con i tradizionali gozzi di legno dei nassaioli per la pesca dell’aragosta, e con i temerari corallari, si scoprono i segreti delle profondità marine e si sente il profumo dell’”oro rosso”appena pescato. Assaporare a bordo i piatti preparati da mani sapienti come quelle dei marinai sulla base di antiche ricette, esalta ancora di più il gusto di quest’avventura. Da Stintino guardando l’Asinara dai bianchi fondali, a Sant’Antioco oltrepassando l’arco naturale, fino a giungere a Nord-Ovest nelle acque olbiesi con occhio rivolto alla regale Isola di Tavolara; in ogni porto e lungomare della Sardegna, ovunque esso sia, troverai sempre l’occasione di vivere quest’entusiasmante esperienza.